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mente intelligibile ai lettori della traduzione. Le mie versioni tendono in somma ad essere sempre fedelissime al senso del sacro Testo; e ad essere fedeli anche alla lettera di esso, sino a tanto che ciò non nuoca alla chiara intelligenza del senso stesso.

Nel cercare però che i miei volgarizzamenti riescano intelligibili ai lettori italiani, fui sempre ben lungi dal permettermi di alterare l'aspetto, il colore dell'originale. La maniera di esprimersi usata in luoghi e tempi tanto da noi lontani diversificava necessariamente dalla nostra; e cangiarla per rimodernarla sarebbe una profanazione. l libri santi vogliono rendersi accessibili a tutti, non devono però spogliarsi della natìa loro sublime semplicità, per adattarsi al vario gusto di questo o di quel secolo, di questa o di quella contrada.

Aggiungerò una parola rapporto alla traduzione del Nome tetragrammato. Questo sacro Nome divino dovrebbe, alla guisa degli altri nomi proprj, non tradursi, ma trascriversi; però un'antichissima tradizione, universalmente rispettata da noi non solo, ma eziandio dai Caraiti, dai Samaritani e dai Cattolici1, ci vieta di profferirlo, e c'impone di sostituirgli nella lettura la voce Adonai, che vale mio Signore2; e questa pronunzia fu espressa dalla Vulgata, col latino Dominus, e dalla Versione greca, detta dei Settanta, antica di venti e più secoli, col greco Kyrios; e la medesima traduzione fu generalmente seguita nelle lingue moderne, colle parole il Signore, e simili.

  1. Da un celebre Professore di questa Università seppi che trovandosi egli in Roma, ed avendo letto alcuni testi biblici davanti a un dottissimo Prelato, ne fu acremente sgridato per avere proferito il sacro Nome come è scritto, ossia, come il Prelato diceva, alla foggia dei Protestanti.
  2. I Samaritani sostituiscono invece Scemà, che significa il Nome; e noi pure, ogni volta che non si tratti di recite religiose, pronunziamo in luogo del sacro Nome la voce Hascèm che vale appunto il Nome.