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Qui dunque ed in moltissimi consimili luoghi apparisce un doppio senso, ossia un senso letterale, o più veramente superficiale ed apparente; l'altro formale e reale. È però manifesta cosa che questi non sono realmente due diversi sensi, ma uno solo e identico, al quale non si può da noi giungere, senza prima penetrare l'altro che lo vela e ricopre.

Pecca poi per soverchia raffinatezza, chi nel sacro Codice si propone di trovare quelle cose che Iddio non si è proposto d'insegnarci in esso. La legge è destinata ad illuminarci circa i nostri doveri, non già circa gli arcani della natura. Cosi andavano errati quei molti nostri filosofanti, che dei sacri testi facevano arbitrarie applicazioni alle nozioni filosofiche che a lor tempo regnavano, i quali, a cagion d'esempio, trovavano nei primi versetti della Genesi i quattro elementi di Aristotele, oltre la materia e la forma, cui intendevano per תהו e בהו. Nel pio pensiero di prestar servigio alla religione mostrandola coincidente colla regnante filosofia le avrebbero renduto un reale nocumento, se alla verità si potesse nocumento recare. lmperciocchè scopertasi in altri secoli la vanità della scolastica filosofia, i libri santi che a quelle dottrine erano stati con tutto ingegno applicati, partecipar potevano del discredito, in cui quelle son cadute. È per ciò che la massima circospezione deve usarsi nel far alludere le sacre pagine a nozioni filosofiche e scientifiche, le quali talvolta esser possono erronee, ed intorno alle quali ufficio non è della religione il dare schiarimenti.

Pecca per orgoglio, chi si sforza di ritorcere il senso di quei testi, che gli presentano idee che ben non quadrano alla sua mente, tuttochè non sieno in se stesse ripugnanti ed assurde. Pecca cosi chi dà allegorici sensi alla storia del peccato d'Adamo, sebbene non abbia in se nulla che sia metafisicamente impossibile; e pecca per orgoglio, perchè audacemente