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T8, sennonchè a lui tornò meglio d’invertere alquanto l'or— dine dei vocaboli. La parola mi‘! nella caldaica parafrasi sem- hra intruso, e nelle più accurate edizioni non leggasi.

Se le antiche versioni collazionate col sacro originale ebraico non danno dei risultati che valgano ad infirmare l’ integrità di esso sacro Testo, molto meno può contro di essa valere la collezione dei codici manoscritti. con immense e fatiche e diependi venne mezzo secolo fa dall‘ inglese Benia- mino Hennìcott intrapresa ed eseguita sifintta collazione, re- gistrando nella Bibbia da lui pubblicata, tutte le più minute varianti, e tutti i più manifesti errori dìimanuense, da lui o da’ suoi collaboratori osservati in circa 600 manoscritti codici interi o mancanti del Pentateuco. Estesa poscia il De Rossi cotale collazione sino a quasi i200 codici, oltre a quasi 300 edizioni. Fregiando del titolo di varianti lezioni gli errori i più solenni trovati nei più scorretti manoscritti, si è po- tuto farle accendere a molte migliaia; ma esse sono per la maggior parte così destitute di ogni apparenza, almeno per quanto spetta al Pentateuco, che il medesimo De Rossi nel suo Compendio di critica sacra, dove intende di mettere in chiaro l’ utilità dell'immenso suo lavoro, e le emendazioni che fare si dovrebbero nel sacro Testo, una sola ne suggerisce, ed è di leggere nel Levitioo 26, 39 GTTN nimfi: invece di D328, lezione però stata già rimarcato e rigettata dal nostro Nomi nelle sue note critiche conosciute sotto il nome di ‘w mm. Nè altrimenti poteva la cosa accadere, se considerare si voglia lo zelo religioso, anzi scrupoloso avuto mai sempre dai nostri maggiori per la conservazione del sagrosanto de- posito, che nostra unica ricchezza è, nostra norma, nostro conforme nostra speranza. Le stesse marginali lezioni provano secondo alcuni la scrupolosità, colla quale i nostri antichi critici e dottori, ben lontani dalla samaritana licenza, teme-