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essere scritto, che vari secoli dopo l’età di Mosè, per esempio ai tempi Davidici, o più tardi ancora.

Specioso è il raziocinio e seducente, essendo il fenomeno di cui si tratta veramente straordinario, e fra le lingue a noi conosciute senza esempio. Qualora però si voglia alle cause delle cose risalire, osserveremo che la cagion precipua delle alterazioni che sogliono i secoli alle lingue apportare, non è già il giro stesso dei secoli, ma bensì l’influenza dei popoli stranieri, nemici sieno, o puranche amici.

Alterano i nemici popoli il linguaggio della da loro invasa nazione, come alterarono i popoli del Nord la lingua latina, dando così origine ai moderni idiomi europei; ed alterano le nazioni amiche scambievolmente i linguaggi loro, col vicendevole traffico che continuamente si fanno de’ loro lumi, delle loro costumanze, delle loro maniere, e conseguentemente anche dei loro modi di dire, e degli stessi loro vocaboli, nella guisa che a’ di nostri veggiamo l’italiana, la francese, l’inglese e l’alemanna favella, in un mutuo continuo cambio di termini e di modi, che l’una presta all’altra, e l’una dall’altra riceve, a motivo appunto del pacifico commercio, in cui le rispettive nazioni vivono l’una con l’altra. Ora per poco che considerare si voglia lo stato politico della nostra nazione, durante il suo soggiorno nella Palestina, si scorgerà che per tutto quell’intervallo ella non ebbe nessuna o quasi nessuna relazione nè di nemica invasione nè di pacifico commercio con nazione alcuna, che altra lingua parlasse che l’ebraica. Le nemiche invasioni e le fatte conquiste non riguardavano che le varie popolazioni della Cananea e suoi contorni; popolazioni tutte che la stessa ebraica lingua parlavano, la quale appunto שפת כנען vediamo da Isaia appellata. Nè altra lingua che l’ebraica avevano i Fenici, i popoli cioè di Tiro e di Sidone, dei quali i monumenti tutti che ci