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ATTO PRIMO 361


Cel. Ed io pure, te ne fo fede.

Ros. Ma ve n’è anche qualcun altro che desideri di sentir turbata l’armonia dei suoi fianchi? Ve n’è più? E se ve n’è, assisteremo noi alla loro lotta, cugina?

Le Beau. Vi assisterete certamente rimanendo dove siete, perchè questa è l’arena che scelsero e in cui combatteranno.

Cel. Essi già vengono; fermiamoci a vederli. (squillo di trombe. Entrano il Duca Federigo, Signori Orlando, Carlo e seguito)

Duc. Venite oltre: poichè il giovine non vuol dar retta alle rimostranze, ch’ei sia temerario a sue spese.

Ros. È quegli il competitore?

Le Beau. Quegli.

Cel. Oimè! è troppo giovine: ha nondimeno lo sguardo pieno di sicurezza.

Duc. Ah! siete qui, figliuole? Veniste per vedere la lotta?

Ros. Sì signore, se volete permettercelo.

Duc. Non vi troverete molto piacere, ve ne assicuro; è troppa la ineguaglianza di forza fra i due atleti! Per compassione della giovinezza dello sfidatore vorrei dissuaderlo; ma egli non mi bada. Parlategli voi, fanciulle, e vedete di convincerlo.

Cel. Fatelo venir qui, mio caro signor Le Beau.

Duc. Sì, e intanto io mi ritirerò. (va in disparte)

Le Beau. Quel giovine, le principesse vorrebbero parlarvi.

Orl. Presento loro l’omaggio del mio profondo rispetto.

Ros. Giovine, avete voi sfidato Carlo?

Orl. No, bella principessa; egli è l’aggressor generale, ed io non fo che venir come gli altri per provar contro di lui la forza della mia gioventù.

Cel. Giovine, siete troppo ardito per la vostra età; voi avete veduto prove crudeli della forza di quell’uomo. Se poteste mirarvi coi vostri occhi, conoscervi col vostro giudizio, il timore della sventura a cui v’esponete, vi consiglierebbe a cercar imprese più conformi ai vostri anni. Noi vi preghiamo, per l’amor di voi stesso, d’interessarvi alla vostra vita, e di rinunziare a tal tentativo.

Ros. Arrendetevi, nobile giovine; la vostra riputazione non ne sarà lesa; noi farem sì che il duca impedisca la lotta.

Orl. Vi supplico, signore, di non punirmi con un’opinione sfavorevole; confesso che son colpevole, rifiutando qualche caso a così belle e generose dame, ma concedetemi che i vostri begli occhi e i vostri voti favorevoli, mi accompagnino nell’opera che