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ATTO PRIMO 359


SCENA II.

Una piazza dinanzi al palazzo del duca.

Entrano Rosalinda e Celia.

Cel. Te ne prego, Rosalinda, mia cara cugina, sta allegra.

Ros. Cara Celia, io mostro maggior allegria che non ne posseggo: e vorresti che fossi anche più lieta? A meno che non mi insegnassi come si dimentica un padre bandito, sarei inetta ad apprendere che cosa sia gioia.

Cel. Di qui io veggo che non mi ami con quella tenerezza con cui io t’amo; perocchè se mio zio, tuo padre, invece d’esser bandito, avesse bandito tuo zio, il padre mio, e che tu fossi sempre restata con me, la mia amicizia per te mi avrebbe insegnato a riguardar nel tuo genitore come nel mio, e così dovresti far tu, se la forza della tua amicizia eguagliassela mia.

Ros. Ebbene, cercherò di dimenticare la mia sorte, rallegrandomi della tua.

Cel. Tu sai che mio padre non ha che me di figli, e che pare che altri mai non ne avrà: alla sua morte, ti giuro che tu sarai sua erede; tutto quello che egli ha tolto a tuo padre, la mia amicizia te lo renderà: lo farò sull’onor mio, e che io divenga un mostro se dovessi infrangere tal giuramento! Così, mia Rosa, mia bella Rosa, sii più lieta.

Ros. Lo sarò; vuo’ pensare a qualche sollazzo. Che dici tu dell’amore?

Cel. Oh mia cara, te ne prego, tratta l’amore come una ricreazione, e non appassionarti da senno per alcun uomo, nè prendere con tanto impeto tale diporto, che tu non possa ritrartene innocente e pura, senza averne ad arrossire.

Ros. Quale sarà ora il nostro divertimento?

Cel. Affidiamoci e facciamoci beffe di quella bella dama Fortuna e della sua ruota, e obblighiamola ad osservare per l’avvenire maggior giustizia nella distribuzione dei suoi doni.

Ros. Vorrei che ciò fosse in nostro potere, perocchè i suoi beneficii sono spesso mal collocati, e la buona cieca commette grandi sbagli nei doni che comparte alle femmine.

Cel. È ben vero, perocchè a quelle a cui concede la beltà, dà di rado pure la virtù, e quelle che fa virtuose, fa per lo più anche brutte.

Ros. Ma, cugina, tu cosi t’inganni; tu dai alla fortuna quello