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ATTO SECONDO 151

bella. Iddio è sulle mie labbra che ne ripetono continaamente il nome, ma la risoluzione del peccato alberga nel mio cuore, e vieppiù ad ogni istante lo riempie. Lo Stato, a cui solevo pensare, è divenuto per me come un libro che a forza d’esser letto non ispira più che noia. Ah! io mi sento capace (così niuno m’ascolti!) di mutare le virtù del mio grave ministero per una penna leggiera, trastullo dell’aere. Oh dignità! oh pompa esteriore! Quanto spesso ti accade di estorcere il rispetto dell’insensata moltitudine collo splendore delle tue apparenze, e di deludere i saggi colle tue vane mostre! Carne, tu non sei che carne: scrivete, buon angelo, sulle corna del diavolo, e cesserà di essere la cresta del demonio. (entra un Domestico) Che vi è?

Dom. Una fanciulla, chiamata Isabella, chiede di parlarvi.

Ang. Falla entrare. (il Dom. esce) Oh Cielo! perchè il mio sangue corre così verso il mio cuore, e lascia ogni mia altra facoltà muta e senza forza? Così la pazza folla si accalca intorno ad un uomo che sviene; ognuno va per soccorrerlo, e invece gli si chiude l’aria che lo rianimerebbe; così i sudditi di un monarca amato obbliano i ritegni, e trasportati dalla foga indiscreta dei loro sentimenti gli si fanno incontro, e l’opprimono col loro inconsiderato affetto. (entra Isabella) Come va, giovine bellezza?

Is. Io son venuta ad apprendere le vostre intenzioni.

Ang. Più mi piacerebbe che poteste indovinarle, di quello che mi chiedeste di esporvele. — Vostro fratello non può vivere.

Is. Persistete? Il Cielo salvi il vostro onore! (ritirandosi)

Ang. E nondimeno egli può vivere ancora un po’ di tempo,... potrebbe vivere quanto voi o me,.... ma pure converrebbe che morisse.

Is. Per la vostra condanna?

Ang. Sì.

Is. Quando? ve ne supplico; onde col differimento più lungo o più breve che gli è concesso, possa essere apparecchiato a salvare la sua anima.

Ang. Oh sciagura a quelle colpe vergognose! Tanto varrebbe il perdonare a colui che ruba alla natura un uomo di già formato, come all’insolente libertino che imprime l’imagine del Creatore senza il consenso del Cielo; il delitto di togliere la vita a un uomo, nato da nodi legittimi, non è più grave di quello di dar vita impuramente a un essere riprovato dalle leggi.

Is. Tali sono le leggi del Cielo, ma non quelle della terra.

Ang. Così mi dite? Allora io vi ridurrò ben tosto al silenzio. Che cosa vi piacerebbe più, o che la più giusta delle leggi to-