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ATTO SECONDO | 93 |
1° Uff. Obbedisco, milord. — Malandrino, deponi cotesta giubba.
Sim. Oimè! messere, che debbo io fare? Io non posso reggermi. (dopo che l’Ufficiale gli ha dato un colpo, ci salta lo sgabello e corre via: il popolo lo segue gridando: miracolo!)
Enr. Oh Dio! tu vedi ciò e rattieni le tue folgori?
Mar. Mi muove a riso il veder correre sì celeremente quel malandrino.
Gloc. Seguitelo; e ponete in carcere questa sciagurata.
Moglie. Oimè! lo facemmo per puro bisogno.
Gloc. Siano sferzati pei mercati di tutte le città, finchè giungano a Berwick, di dove vennero.
(escono il pref., gli uff., la moglie, ecc.)
Cor. Il duca Umfredo ha fatto oggi un miracolo.
Suff. È vero: fe’ raddrizzare e correre uno zoppo.
Gloc. Ma voi operaste più miracoli di me: in un giorno, milord, voi lasciaste fuggire venti città di Francia. (entra Buckingham)
Enr. Quali novelle, cugino Buckingham?
Buck. Tali che il mio cuore trema a palesarvele. — Una frotta di vili mendichi, di scellerati avvezzi ad atti empii, sotto la protezione della duchessa Eleonora, donna di Sua Grazia, complice e capo di una lega odiosa..... ha ordite trame infernali contro Vostra Maestà. Noi li abbiamo sorpresi in flagrante, in mezzo a streghe e maghi, evocanti dal fondo dell’abisso spiriti nefandi, che interrogavano poscia sulla vita e la morte di Enrico e di altri pari del consiglio segreto di Vostra Maestà. I particolari di tanti orrori verranno sottoposti ai vostri occhi
Car. (a parte a Glocester) Ebbene, milord Protettore, con questi mezzi la vostra sposa diventa sicura in Londra. Queste notizie, io credo, avranno tolto il filo alla vostra spada: è probabile che ora non verrete al ritrovo.
Gloc. Ambizioso ecclesiastico, cessa di straziare il mio cuore. Il dolore e l’ambascia mi han tolte tutte le facoltà. Vinto sono: ti cedo, mi arrendo a te... o anche all’ultimo dei paltonieri.
Enr. Oh Dio! quali malefizi vagheggiano i perversi! Ma tu fai ricadere i loro delitti sopra le loro teste!
Mar. Glocester, mira la corruttela nel tuo nido, e di’ che felice saresti potendo chiarir innocente te medesimo.
Gloc. Signora, quanto a me, ne attesto il Cielo che ho amato sempre il mio re e lo Stato, senza aver nulla da rimproverarmi. Della mia sposa mi sono ignoti i falli; e la mia anima è afflitta per ciò che ha inteso. — Eleonora è nata di un sangue illustre,