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194 tito andronico

remo alla tua determinazione. Salva il fanciullo, purchè siam tutti salvi.

Aar. Assidiamoci dunque, e consultiamo insieme sopra la salvezza comune.     (si assidono per terra)

Dem. Quante donne han veduto questo fanciullo?

Aar. Così sta bene, signori. Allorchè ci uniamo in lega sono un agnello: ma se disfidate il moro..... il cinghiale in furore, la leonessa delle montagne, l’Oceano in tempesta non sono terribili come Aaron. — Ditene dunque, quante videro il fanciullo?

Nut. Cornelia la mammana ed io; fuori di noi due e dell’imperatrice niun’altra lo vide.

Aar. L’imperatrice, la mammana e voi: due possono mantenere un segreto, quando la terza più non è: va dall’imperatrice e dille ciò che ho detto. (pugnalandola) Così, così grida un maialetto, allorchè viene trapunto collo spiedo.

Dem. Che facesti, Aaron? Perchè tale opera?

Aar. Fu un atto di politica, signore. Doveva io lasciarla vivere per rivelare il nostro delitto? una ciarliera come costei? No, no. Ed ora apprezzate tutta l’estensione de’ miei disegni. Qui vicino abita un Muliteo, mio compaesano, la di cui moglie partorì ieri. Il suo figlio le rassomiglia, egli è bello come voi, ed è del vostro colore; andate a comperarlo; date oro alla madre e avvertiteli entrambi della trama; dite loro come il loro figlio con tal mezzo diverrà erede dell’impero e sostituito sarà al mio, onde disperdere il nembo che si sta formando alla corte. Sopratutto fate che l’imperatore lo accarezzi quale figlio suo. Mi avete inteso, signori? A costei (indicando la nutrice) ho data una medicina, e voi dovete assumere la direzione de’ suoi funerali. I campi non son lontani, e veloci voi siete nel corso. Ciò fatto, pensate a non prolungare gli indugi, ma speditemi tosto la mammana, che, tolta di mezzo come la nudrice, ne farà sicuri del nostro segreto.

Chir. Aaron, veggo che tu non ti confideresti neppure coll’aria.

Dem. Per le cure che ti pigli dell’onore di Tamora, ella ed i suoi ti debbono la più alta riconoscenza. (esce con Chir. trasportando la nutrice)

Aar. Ora corriamo verso i Goti colla celerità della rondinella, per por fra di loro il tesoro che sta fra le mie braccia, e salutare segretamente gli amici dell’imperatrice. — Vieni, sfortunato lattante dalle turgide labbra; lungi di qui io ti reco, perocchè tu solo sei che ne dai molestia. Ti farò nutrire di frutti selvaggi e