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52 macbeth

«Tu più non dormirai, Macbeth! Macbeth, non uccidere il sonno, il sonno dell’innocente, il dolce sonno, che rimargina nel cervello i dolorosi solchi del pensiero, e ricrea ogni dì l’uomo alla vita; che rinfranca l’esausto corpo dalle stanchezze, qual bagno salutare; che sana le piaghe dell’anima, qual balsamo celeste; che, agente secondo dell’onnipossente Natura, riabilita e rinnovella le forze pei godimenti della terra...».

Lady Macb. Che intendi tu dire....?

Macbeth. E incessante all’orecchio quella voce mi gridava: «Tu più non dormirai, Macbeth! Glamis, tu uccidesti il sonno. Cawdor, l’eterna veglia è presta!».

Lady Macb. Ma qual voce così gridava? Ah! nobile Thane, e potete voi tanto a lungo intrattenervi in tali follie? Uscite; lavatevi di quelle macchie che vi lordano le mani... Riportate quindi i pugnali nelle stanze ove devono restare, e fate che le vesti dei due ciambellani appaiano tinte di sangue.

Macbeth. Io non rientrerò più mai in quella stanza....!

Lady Macb. Insana debolezza....! Porgi a me dunque i pugnali. Gli addormentati e gli estinti son solo vane pitture, nè ad altri, fuorchè alla credula infanzia, è lecito lo spaventarsi di demoni dipinti. Se il sangue dell’ucciso re sgorga ancora, io ne tignerò le mani e i volti dei due ufficiali, acciocchè in loro ricada la pena del nostro delitto (Esce. S’ode battere alla porta del castello).

Macbeth. Chi batte sì forte...? Oime! come mutato sono! come ogni romore mi atterrisce! — E queste mani! Ah! esse m’acciecano d’orrore! L’Oceano intero potrà egli lavar questo sangue, e cancellarne l’impronta? Io temo prima che l’Oceano stesso ne sarà contaminato, e eternamente volgerà purpuree le sue onde.

Lady Macb. (rientra). Mira; le mie mani rosseggiano come le tue; ma sento vergogna d’aver un cuore sì candido. V’ha qualcuno che batte alla porta di mezzodì. Ritiriamoci. Alcune gocciole d’acqua faranno scomparire ogni memoria di quest’opera. Qual cosa infatti più facile? Ah Macbeth! il tuo coraggio t’abbandonò a metà della via... Ma odi: i colpi raddoppiano (s’intende battere). Vieni; entriamo nelle nostre camere, e corichiamoci, che una veglia sì protratta non inducesse sospetti. Seguimi, Macbeth; in te ritorna; non lasciarti sì vilmente vincere da inutili rimorsi.

Macbeth. Primachè conoscere il mio delitto, vorrei perdere ogni conoscenza dell’esser mio... (s’ode battere). Oh Duncano! svegliati a questi colpi! Così, infelice, il potessi! (escono)