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ATTO QUARTO




SCENA I.

Un bosco vicino alla caverna.

Entra Cloten.

Clot. Eccomi presso al luogo ove debbono incontrarsi, se pur Pisanio mi disse il vero. Quanto bene mi si attagliano questi vestiti! Ah! perchè non posseggo io anche l’amante del possessore di questi panni? Il gentil sesso mi scusi; ma gli amori della donna non sono che passeggieri, nè alcuno ve n’ha che non abbia qualche momento di tregua per lasciarsi sorprendere. bisogna che così travestito io ne faccia la prova. — Oso dichiarare altamente (poichè non è vanità il lodarsi dinanzi allo specchio quando siamo soli nella nostra stanza), che il mio corpo non è men bello di quello di Postumo: inoltre io sono più giovine e più vigoroso di lui; lo vinco in ricchezze, in natali, in valore; e nullameno quell’insensata lo ama, ed ha me in dispregio. — Come sono deboli i fili che legano l’uomo alla vita! Postumo, la tua testa, che ora si leva superba sulle tue spalle, fra pochi istanti sarà polvere; l’amica tua soggetta alla mia forza; e i tuoi abiti, ch’ella osa preferirmi, fatti in minuzzoli sotto gli occhi di lei. Dopo questa triplice vendetta, la trascinerò avanti a suo padre: forse egli si sdegnerà meco pei mali trattamenti usati a sua figlia; ma mia madre, che governa il suo acre umore, saprà bentosto cambiare lo sdegno in lode. — Il mio cavallo è pronto: esci dunque dal fodero, mia spada, per compiere una sanguinosa impresa; e tu, Fortuna, guidami a loro... Sì; questi sono i luoghi che Pisanio mi ha descritto; nè quel miserabile poteva osar d’ingannarmi.     (esce)

SCENA II.

Dinanzi alla caverna.

Escono Belario, Guiderio, Arvirago e Imogène.

Bel. (a Imogène) Voi non istate bene: rimanetevi qui nella caverna; torneremo a voi dopo la caccia.

Arv. (a Imogène) Fratello, rimanti: non siamo noi fratelli?

Imog. L’uomo dovrebbe certo esser fratello all’uomo; ma nul-