Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/623

236 cimbelino

quell’abito medesimo, vo’ abusare di lei, e poscia uccidere Postumo sotto gli occhi della sua bella. Allora ella conoscerà qual fosse il mio valore, e darà in disperazione per l’opinione fallace che nudriva di me. Ucciso il drudo, e copertolo d’insulti, e sfogata su di lei la mia passione, la ricondurrò in corte, e l’avrò sommessa ad ogni mio volere. I dispregi ch’ella mi ha compartiti, saranno con eguali dispregi vendicati.      (rientra Pisanio coll’abito) Queste sono le vestimenta?

Pis. Queste, mio nobile signore.

Clot. Da quanto tempo è ella partita per Milford?

Pis. Da esservi appena giunta ora.

Clot. Porta nella mia stanza questi abiti: è la seconda cosa che ti comando. La terza è, che tu sia muto sopra tutti i miei disegni: obbediscimi, e la tua fortuna è sicura. — È a Milford che dee scoppiare la mia vendetta! Perchè non ho io le ali per recarmivi di volo? — Vieni; e siimi fedele.     (esce)

Pis. Tu mi comandi la mia vergogna; perocchè esser fedele a te, è un divenire, quel che non sarò mai, traditore del più sincero degli uomini. — Va; corri a Milford per non trovarvi colei che insegui. — Cielo! fa scendere sopra Imogène tutte le tue benedizioni! possano moltiplici ostacoli intiepidire l’ardore di questo insensato; ed una vana fatica sia la sua ricompensa! (esce)

SCENA VI.

Dinanzi alla caverna di Belario.

Entra Imogène in abito da giovinetto.

Imog. Veggo che la vita dell’uomo è cosa dolorosa... già quasi più non mi reggo... e la nuda terra da due notti mi è letto. Soccomberei ad ogni passo, se il pensiero che mi anima non mi sostenesse. Milford! quando dalla cima di un monte Pisanio, ti mostrava a me, tu eri a misura della mia vista, ma, oh Dei! credo che le mura a cui gli sventurati inviano i loro sospiri, fuggano dinanzi a loro; quelle almeno, entro cui troverebbero asilo e conforto. — Due mendichi mi hanno detto che non poteva fallire la via... Due sciagurati oppressi dalla miseria, potranno essi mentire? niente v’è che lo renda impossibile, perchè anche i ricchi tradiscono la verità; e ingannare nuotando nell’opulenza, è maggiore delitto che mentire quando vi siamo spinti dai dolori e dalla indigenza; la menzogna è più riprovevole nei re, che nei poveri. — Mio diletto sposo, tu pure se’ adesso nel numero dei