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atto quinto 83


Bec. Voi state fuori di essa, e perciò non è vostra: per mia parte io non sto in essa, sebbene sia mia.

Am. Menti, essendo in essa, e dicendo che è tua; è pei morti, non pei vivi; perciò menti.

Bec. È un’alacre mentita questa che mi date, signore, e ve la renderò.

Am. Per qual uomo scavi la fossa?

Bec. Non per un uomo, signore.

Am. Per qual donna dunque?

Bec. Nè per una donna tampoco.

Am. Chi debbe esser sepolto in essa?

Bec. Una che fu una donna, signore; ma, pace alla sua anima, ella è morta.

Am. Come rigido è nel suo linguaggio costui; discorriamogli con precisione, o diverremo trastullo de’ suoi equivochi. Per Iddio, Orazio, da tre anni, lo vo notando, il secolo in cui viviamo s’incivilisce ogni dì; e la scarpa puntuta del bifolco incalza sì dappresso il piede del cortigiano, che in breve gli squarcierà il tallone. — Da quando in qua fai il beccamorti?

Bec. Sempre dal dì in poi che il nostro ultimo re Amleto vinse Fortebraccio.

Am. E quanto tempo sarà?

Bec. Non lo sapete? Non v’è imbelle che non sia in istato di dirvelo. Fu in quel dì ancora che nacque il giovine Amleto, che, diventato pazzo, è stato spedito in Inghilterra.

Am. Veramente? E perchè spedirlo in Inghilterra?

Bec. Perchè era pazzo; là troverà il senno; o, se non lo trova, non vi sarà gran male.

Am. Perchè?

Bec. Perchè nessuno s’accorgerà che sia insensato, essendo, come lui, pazzi tutti gli abitanti di quel paese. — Sono ormai trent’anni dacchè, fra celibe e maritato, compio qui gli uffici di marraiuolo.

Am. Quanto tempo rimane un uomo sepolto prima d’esser distrutto?

Bec. Se non è consumato dai vizi avanti di morire, avvegnachè veggiamo mille corpi logori che ci cadono a brani fra le mani, si conserverà otto o nove anni. Un pellicciaio dura sempre un novennio.

Am. Perchè un pellicciaio più che un altro?

Bec. Perchè? Perchè la sua pelle è indurita come il cuoio che adopera, e rimane lunga pezza impenetrabile all’acqua, che