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60 | amleto |
temerario, pazzo, che volevi intrometterti nelle altrui bisogne; te, io aveva creduto qualcosa di meglio; subisci la tua condanna, e apprendi che è pericolosa la soverchia attività. — Voi, cessate di stravolgervi le mani; assidetevi in silenzio, e lasciate ch’io snudi il vostro cuore, onde vedere se è ancora sensibile, o se ree abitudini l’hanno indurito tanto da perdere ogni sentimento.
Reg. Che feci io dunque per intender da te parole sì feroci?
Am. Un’opera che contamina tutte le grazie del pudore, che fa chiamar la virtù ipocrisia, che svelle la rosa dell’innocenza dalla fronte dell’amor virtuoso, e v’imprime la macchia del delitto! Un’azione che rende i giuramenti dell’imeneo falsi come quelli de’ giuocatori; che annulla la fede dei contratti, e cambia la dolce e santa religione in una vana rapsodia di accenti! Un’azione che ha svegliata l’ira del cielo e costernata la terra come nel dì del giudizio del mondo!
Reg. Oimè! qual’è dunque cotesta azione di cui m’accusi con sì tremenda voce?
Am. Mirate questo ritratto, e riguardate quello; due fratelli rappresentano. Mirate l’uno... Quante grazie risplendono su la sua augusta fronte! è la capigliatura svolazzante d’Apollo, la fronte di Giove, l’occhio di Marte, che comanda o minaccia; l’attitudine del messaggero degli Dei, novellamente disceso sopra una montagna, la di cui cima baci il cielo; forma maestosa, sulla quale ognuno degl’immortali aveva, di concerto, impresso il suo suggello, per mostrare al mondo tutta la grandezza dell’uomo: questi era il vostro sposo. — Considerate ora dall’altro canto; eccovi un novello consorte che come arista corrotta da golpe, infetta e avvelena il fratello che alimento avea tratto sul suo medesimo gambo. — Avete voi occhi? Poteste rinunziare a vivere su questo ridente colle per venire a respirare gli appestati vapori di tal palude? Ah! occhi ben avete, nè potete far credere la vostra risoluzione opera d’amore; imperocchè, all’età in cui siete, il sangue ha perduto la sua foga, sta sottomesso alla ragione; e qual donna, dotata di ragione, discesa sarebbe da quell’uomo a questo? Avete sensi al certo; altrimenti non avreste idee; ma tai sensi languono in letargia; avvegnachè la stoltezza stessa caduta non fosse in tanta assurdità. Non mai sensi furono sì schiavi al delirio, che non restasse loro qualche dose di senno, per saper scegliere fra tanta differenza. Gli occhi senza il tatto, il tatto senza gli occhi, l’udito solo, o un senso anche più ottuso, bastavano per preservarvi da tal cieca e stolta risoluzione. Ah qual demone pose dunque sui vostri occhi benda sì fitta? Oh modestia!