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atto terzo | 59 |
SCENA IV.
Altra stanza.
Entrano la Regina e Polonio.
Pol. Verrà fra poco. Pensate a fargli vivi rimproveri; ditegli che ha spinte troppo lungi le sue stranezze, che sono divenute intollerabili; ditegli che Vostra Maestà ha prese le sue difese, e s’è posta tra lui e il corruccio del re. Io mi starò costà silenzioso; pregovi, parlategli con fermezza.
Reg. Ve lo prometto, non temete; ritiratevi, l’odo venire. (Pol. va a nascondersi; entra Amleto)
Am. Ebbene, madre, che volete?
Reg. Amleto, tu hai molto offeso tuo padre.
Am. Signora, voi pure offendeste gravemente il padre mio.
Reg. Cessate, non mi rispondete inutili cose.
Am. Ite, ite, voi m’interrogate con lingua maligna.
Reg. Ebbene, Amleto?
Am. Che volete dire?
Reg. Avete dimenticato chi sono?
Am. No, per la croce; no; voi siete regina, siete la moglie del fratello del vostro sposo, e... così non fosse...! siete mia madre.
Reg. Ebbene, risponderete a quelli che vi sapranno interrogare.
Am. Venite, venite, assidetevi; di qui non vi muoverete; non escirete di qui prima ch’io abbia posto innanzi a’ vostri occhi uno specchio fedele in cui possiate contemplarvi.
Reg. Che intendi tu fare? Non vorrai già uccidermi? Oh, soccorso, soccorso!
Pol. (dal di dentro degli arazzi ove s’è nascosto) Che avviene? Oh, oh, soccorso!
Am. (sguainando la spada) Come! Un topo? Un ducato, che ei morirà. (trapassa gli arazzi colla spada)
Pol. (di dietro) Oh, sono ucciso. (cade e muore)
Reg. Oimè! che mai facesti?
Am. Nol so; era forse il re? (solleva gli arazzi e tira a sè il cadavere di Polonio)
Reg. Oh atto crudele e sanguinoso!
Am. Sanguinoso infatti... e quasi tanto reo, buona madre, quanto lo è l’uccidere un re per isposare il di lui fratello.
Reg. Uccidere un re!
Am. Sì, donna, l’ho detto. — Addio, te sfortunato, (verso Pol.)