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atto primo 15

dunque vi conduce in Elsinoro? Prima che di qui partiate v’insegneremo come si beve.

Or. Principe, venni per assistere ai funerali di vostro padre.

Am. Ti prego, non ischernirmi, tu diletto compagno de’ miei studi. Credo che fu piuttosto per assistere alle nozze della mia genitrice.

Or. È vero, signore, che in breve sono accadute.

Am. Parsimonia, parsimonia, Orazio; le vivande del banchetto funebre eran tepide ancora, e imbandite si sono a quello degli sponsali. Vorrei aver raggiunto in cielo il mio nemico più aborrito, prima che vedere un tal dì, Orazio!... Mio padre... E’ parmi ch’io lo vegga ancora.

Or. Dove, signore?

Am. Cogli occhi della mente, Orazio.

Or. Io l’ho veduto una volta, ed era generoso quel re.

Am. Generoso? Ah di tali la natura non ne produrrà più!

Or. Signore, credo d’averlo veduto ier notte.

Am. Chi?

Or. Principe, il re vostro padre.

Am. Mio padre?

Or. Calmate la vostra sorpresa un istante, e porgetemi ascolto, mentr’io, con la testimonianza di questi valenti amici, vi narrerò il prodigio.

Am. Per l’amor di Dio, ch’io t’oda.

Or. Due notti di seguito questi due gentiluomini, Marcello e Bernardo, durante la loro guardia, nel più fitto delle tenebre, nell’ora più silenziosa, videro fra il buio una figura somigliante a vostro padre, armata da capo a’ piedi, che con passo augusto e grave si fea loro maestosamente innanzi. Tre volte ella è passata sotto i loro occhi atterriti, alla distanza del suo scettro; ed essi irrigati di sudor gelido spremuto loro dall’altezza dello spavento, muti e inorriditi, la vedevano passare. In segreto mi fecero la terribile confidenza di ciò; ed io la seguente notte stetti con loro alla guardia. All’ora indicata, con tutte le circostanze di cui m’aveano posto a parte, lo spettro ritorna... ho conosciuto vostro padre; queste due mani non s’assomigliano di più.

Am. Ma dove accadde questo?

Mar. Sulla piattaforma ove eravamo di guardia, mio principe.

Am. Nè vi provaste a parlargli.

Or. Sì, gli parlai; ma nulla m’ha risposto. Nondimeno mi parve che sollevasse la testa, e s’accingesse a discorrere, quando l’uccello del mattino fe’ intendere il suo grido, e al suono di quello la visione scomparve.