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atto terzo 325

mani: nol potrete, dunque, finchè custodisco questo nel mio petto.

Ot. Ah!

Jago. Oh! siate cauto, signore, contro la gelosia. È un mostro dallo sguardo venefico, che corrompe e abborre l’alimento di cui si pasce. Felice è quello sposo che, certo della sua sorte, non ama l’infedele che lo tradisce; ma, oh quali ore d’inferno misurano la vita di colui che ama e dubita, che sospetta eppure adora!

Ot. Oh stato miserabile!

Jago. L’uomo povero, ma contento, è ricco; è abbastanza ricco; ma la ricchezza, foss’ella immensa, è sterile come l’inverno per quegli che ad ogni istante teme di diventar povero. Bontà celeste! salva dalla gelosia tutti coloro ch’io amo.

Ot. Che? che è questo? Credi tu che logorar volessi la vita nella gelosia? passar senza posa, col mutar della luna, di sospetto in sospetto? No; se una volta sola m’entra il dubbio, mi determino irrevocabilmente. Ponmi al disotto del bruto allorchè per vane parole vedrai ch’io mi conturbi, o tenga in conto i sospetti di un’alterata fantasia. No, geloso non diverrò perchè mia moglie è bella, perch’ella s’adorna, perchè canta e giuoca, perchè ama la danza, il viver compagnevole, la giovialità: dove regna la virtù, tutti questi piaceri son virtuosi; e non pel poco mio merito concepirò di lei verun sospetto. Veduto m’avea prima di giurarmi fede. Sì, Jago, prima di sospettare, voglio vedere, trovar la colpa, e poscia un partito solo mi rimane: addio per sempre la gelosia, o l’amore.

Jago. Godo di questi sentimenti. Potrò ormai liberamente e senza timori mostrarvi la giusta affezione che vi porto. Abbiatevi dunque da me l’avvertimento ch’è mio dovere di darvi. Non ho prove ancora; ma vegliate sulla vostra donna; osservatela allorquando è con Cassio; girate gli occhi con cautela, senza essere nè geloso, nè sicuro. Non vorrei vedere il vostro cuore, schietto e generoso, ingannato vilmente, e vittima della propria bontà: attendete alla vostra sposa. Conosco i costumi del nostro paese; e le amabili Veneziane se la intendono prima col Cielo, che coi loro consorti. Esse si sogliono prender cura non di astenersi dal male, ma di tenerlo occulto.

Ot. Di’ tu da senno?

Jago. Ella ingannò suo padre sposandovi; e quando sembrava evitare o temere i vostri sguardi, allora era che li cercava di più.

Ot. È vero; così faceva.