Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/327

316 otello


Cass. Sì; e senza speranza di rimedio.

Jago. Il cielo nol voglia!

Cass. Il mio onore! il mio onore! il mio onore! Oh! io ho perduto il mio onore! ho perduto la parte immortale di me stesso, signore; e quel che mi rimane, l’ho in comune coi bruti! Il mio onore, Jago, il mio onore!

Jago. Com’è vero che onesto uomo io sono, credeva che aveste ricevuta qualche ferita nel corpo, in questo le offese sono più sensibili che nell’onore. L’onore è un nome vano e menzognero, che spesso s’acquista senza merito, spesso si perde senza colpa; e voi non perdeste nulla dell’onor vostro, se esser vorrete un buon pensatore. Uomo, che è che v’accora? Vi sono mille vie per rientrare nella grazia del generale, da cui più per disciplina che per isdegno foste reietto, come il cavaliere ferisce il fianco del docile animale che lo porta, onde spaventare l’imperioso lione. Pregatelo, e sarà vostro di nuovo.

Cass. Vorrei pregare per essere disprezzato, anzichè ingannare così buon duce, offrendogli di nuovo un sì frivolo, sì impudente, sì biasimevole uffiziale, qual mi son io. Ubbriaco! e proferir stolte parole! e motteggi! e giuramenti! e millanterie! e dissennate imprecazioni contro la propria mia ombra! O tu, spirito invisibile del vino, se ancora conosciuto non sei con alcun nome, lascia ch’io ti chiami detestabile demonio!

Jago. Chi era quegli che inseguivate colla spada? che vi aveva egli fatto?

Cass. Nol so.

Jago. Possibile?

Cass. Rimembro molte cose, ma confusamente; so d’una contesa, ma ne ignoro il soggetto. — Oh! come gli uomini possono essi introdurre nel loro seno un perfido nemico, che ruba ad essi la ragione? come, gozzovigliando, esprimendo la gioia, facendo festa, trasmutarci possiamo così in fieri bruti?

Jago. Ebbene: ecco che riprendete il vostro sangue freddo: come poteste tanto presto ricuperarlo?

Cass. Piacque al demone dell’ubbriachezza di cedere il luogo al demone della collera: una imperfezione me ne mostra un’altra per farmi schiettamente disprezzare me stesso.

Jago. Su, su; siete moralista troppo severo. Considerando il tempo, il luogo, le circostanze attuali dell’isola desidererei anch’io cordialmente che ciò non fosse accaduto; ma dappoichè avvenne, ammendatelo pel vostro proprio bene.

Cass. S’io lo richiedessi ora del mio ufficio, ei mi risponderebbe