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atto secondo 311


Cass. È una sposa leggiadra.

Jago. È più vaga, ve ne faccio fede, delle amorose voluttà.

Cass. Veramente è una dolce e delicata creatura!

Jago. Quali occhi! come soavemente li gira!

Cass. Occhi pieni d’amore e di verecondia.

Jago. E quando favella non risveglia forse nei cuori mille teneri desideri?

Cass. Sì, tutto è in lei perfetto.

Jago. Ebbene; felicità ai loro amorosi misteri! Venite, luogotenente; io posseggo un fiasco di vino; e ne stanno presso due valenti isolani, pronti a bere alla gloria del nero Otello.

Cass. Non questa notte, buon Jago. Ho un cervello sì debole, una testa sì vacillante... Vorrei che la società avesse inventato qualche altro mezzo d’allegria.

Jago. Oh! sono amici... Un bicchiere soltanto... e dopo berrò io per voi.

Cass. Altro bicchiere ho bevuto stasera dopo mille preghiere; osservate ne’ miei occhi quale impressione ha fatto. Vado soggetto a questa trista infermità, e debbo esser cauto.

Jago. Oh come? È una notte di godimento; e i nostri amici v’invitano.

Cass. Ove sono essi?

Jago. Là, entro quella porta. Di grazia, introduceteli nella sala di guardia.

Cass. V’acconsento, sebbene con ripugnanza.     (esce)

Jago. Se indurre lo posso a vuotare un altro bicchiere, diverrà più collerico e sdegnoso del cagnuolo della mia giovine amante. D’altra parte il mio imbelle Rodrigo, a cui l’amore ha quasi sconvolta la ragione, s’è abbeverato questa sera a larghi sorsi in onor di Desdemona; e sta qui vicino. Infine colle tazze vuotate in circolo ho avuto cura di ben preparare i nostri tre Cipriotti, uomini bollenti e fieri, che studiosi incessantemente del punto d’onore, sembrano elementi opposti, parati sempre a metter l’isola in guerra. Costoro pure appostai. Ora in mezzo a questa brigata d’uomini ebbri io stommi riposato e freddo per trascinar Cassio a commettere una follia tale da far romore per l’isola. — Ma eccoli. Purchè l’effetto corrisponda al sogno del mio cervello, la mia barca voga rapidamente con vento e marea.

(rientra Cassio; con lui Montano, e alcuni altri Gentiluomini)

Cass. Pel Cielo! ho bevuto già più del necessario.

Mont. Ah! poco; in fè di soldato, appena un mezzo fiasco.

Jago. Vino, olà! (canta) «Non badiamo alla squilla che invano