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178 | giulietta e romeo |
loquio. Addio, addio: possa tu godere d’un sonno sì dolce, come dolce è la pace che mi empie il seno.
Rom. Oh! così dovrò partirmi?..
Giul. Che chiedi di più?..
Rom. La fede del tuo amore...
Giul. Te l’impegnai prima che la chiedessi, e vorrei averlati ad impegnar una seconda volta.
Rom. Forse ritormela vorresti? perchè ritorrestila, amore?
Giul. Solo per ridonartela, e farti accorto di mia sincerità. Oh! Romeo! il mio amore per te è vasto come l’Oceano; come l’Oceano è inesauribile: e più verso te ne spando, più n’ho copia; chè entrambi immensi, infiniti sono. Ma odo qualcuno che si avanza... Mio amico, addio (la Nutrice dal di dentro della casa chiama Giulietta) Sono da te, buona nutrice... Amabile Montecchio, rimanti ancora un istante, che in breve tornerò. (entra)
Rom. Oh fortunata, fortunata notte! eternamente mi starai scolpita nell’anima. (Giulietta apparisce di nuovo)
Giul. Anche alcune parole, Romeo, e poi addio. Se questo tuo amore intende ad onorevoli fini, se scopo de’ tuoi voti è la nostra unione, rispondimi dimani col mezzo che te ne offrirò, e dimmi in qual luogo, in qual tempo riempirai la sacra cerimonia. A questa allora verrò per deporre a’ tuoi piedi tutte le mie ricchezze, e seguirti, mio fido, sino agli estremi del mondo. (la Nutrice dal di dentro chiama Giulietta) Son con voi, madonna. — Ma se le tue mire altrove si volgessero, se... (la Nutrice ripete la chiamata) Intesi, madonna, son con voi. — Se mal mi apposi nel crederti mio amante, desisti, te ne scongiuro... (la Nutrice di nuovo)... Vengo, vengo, madonna... desisti dal ricercar di me, e abbandonami in preda a tutto il mio dolore.
Rom. Così possa l’anima mia...
Giul. Mille volte addio! (scompare)
Rom. Oh! mille volte infelice d’esser privato della tua presenza! L’amore vola verso l’amore coll’ardore con cui il giovine studente fugge i suoi libri; l’amore, dividendosi dall’amore, prova la tristezza che sente il discepolo richiamato allo studio dal suo maestro odioso1. (si allontana lentamente, Giulietta ritorna)
Giul. Romeo! Romeo! Oh avessi la voce del falconiere, per richiamare a me quell’amabile uccello! ma nella schiavitù è arduo parlare ad alta voce... Se altrimenti fosse, vorrei empire l’aria de’ miei gridi, e affaticar gli echi col nome del mio Romeo.
- ↑ Abbiam tradotto alla lettera.