Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto secondo | 119 |
Ces. (ad alcuni Uffiziali) Sia tutto apprestato per la mia partenza; e valga ciò a scemare i rimproveri che merito per essermi fatto tanto attendere. — Addio, Cinna; addio, Metello. Trebonio, ti serbo oggi un colloquio d’un’ora; ricordatene, e stammi vicino, perch’io non l’obblii.
Treb. Ubbidirò; (a parte) e ti starò sì presso, che gli amici tuoi augurerannoti che mi fossi allontanato.
Ces. Venite ora meco, illustri amici, perchè libiamo insieme in una tazza agli Dei, e c’inviam poscia a prostrarci al Senato.
(entrano nell’interno del palagio)
Br. Amici ei ne chiama?... amici...? Oh Cesare! come crudelmente straziato è il cuore di Bruto!
(segue gli altri)
SCENA III.
Una strada in vicinanza del Campidoglio.
Entra Artemidoro, leggendo un foglio.
Art. «Cesare, diffida di Bruto; guardati da Cassio; non avvicinarti a Casca; abbi in vista Cinna; non confidare in Trebonio; ti stian presenti Cimbro e Metello; Decio Bruto non t’ama; offendesti Cajo Ligario. Una sola mente governa tutti costoro, ed è mente avversa a Cesare. Se non sei immortale, veglia su di te; fidanza genera congiura. Gli onnipossenti Dei ti difendano! — Il tuo Artemidoro». Qui starò; ed allorché passerà il corteo, presenterò questo foglio a Cesare in forma di supplica. Il mio cuore geme, che la virtù sfuggir non possa mai al duro dente dell’invidia. O Cesare, se leggi questo foglio, puoi vivere (1); se lo disprezzi, i destini schieraronsi sotto il vessillo dei traditori.
(esce)
SCENA IV.
Un’altra parte della medesima via dinanzi alla casa di Bruto.
Entrano Porzia e Lucio.
Porz. Te ne scongiuro, Lucio, corri al Senato. Va, non mi rispondere; va. Perchè ti arresti?
Luc. Ma qual messaggio recherovvi, madonna?
Por. Oimè me; ch’io il vorrei già fatto, e te reduce in minor tempo che non mi occorra ad esporloti. - Costanza, virtù sovrana,