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atto secondo | 117 |
sgravossi de’ suoi piccoli in mezzo alla via; le tombe si dischiusero, e resero i morti alla terra; tremendi guerrieri corruscanti di ferro balenarono su nubi di fuoco, schierati a fiera battaglia; e mentre l’aria rintronava de’ lor colpi, e il sangue scendeva a pioggia sulle cime del Campidoglio, i destrieri nitrivano, i moribondi esalavano gemiti, e gli spettri vagolanti per le vie innalzavano gridi acuti, ineffabili! Cesare, tali prodigii son fuor di natura: io mi vi prostro innanzi, e li pavento.
Ces. Qual vicenda puossi evitare, che decretata avessero gli eterni Dei? Cesare uscirà, perocchè tali fenomeni parlano così al mondo, come a Giulio Cesare.
Calf. Allorchè uomini da nulla muoiono, le comete non si mostrano ai mortali; ma i cieli tutti in fuoco rischiarano la morte dei re.
Ces. I vili muoiono molte volte prima di morire; ma una volta sola gli uomini coraggiosi. Di tutte le cose stupende di cui mai udissi parlare, la più inesplicabile per me è quella, che l’uomo possa sentir tanto terrore della morte, conoscendo esser questo un termine a cui ad ora prefissa devesi inevitabilmente giungere. (rientra l’Uffiziale). — Che predicono gli auguri?
Uff. Vorrebbero che Cesare non uscisse oggi; scrutando nelle viscere della vittima non poterono trovarne il cuore.
Ces. Gli Dei intesero a svergognare la codardia; e Cesare sarebbe senza cuore, come quell’animale, se paura lo stringesse a rimanersi al suo ostello. No, Cesare uscirà. Il pericolo ed io siam due leoni gemelli; ma primo io venni in luce, e sarò più terribile: Cesare uscirà.
Calf. Oimè, signore, la vostra prudenza vien meno per eccesso di sicurezza. Non uscite, ve ne scongiuro; accagionate me per questa dimora. Antonio andrà al Senato, e vi annunzierà infermo al popolo... A’ vostri piedi ve ne supplico, accordatemi questa dimanda.
Ces. Il vuoi...? Antonio rechi che la mia salute è mal ferma; e per compiacerti, m’abbia oggi il palagio mio. (entra Decio) Ecco Decio Bruto che porterà il messaggio.
Dec. Onore a Cesare! Salve, Cesare valoroso! Venni per iscortarti al Senato.
Ces. E ben venisti, Decio; ma per recar solo il mio omaggio ai Senatori, e dir loro che in questo dì non uscirò, che non voglio uscire.
Calf. Aggiungi che Cesare è infermo.
Ces. Cesare mentirà? Stesi io sì lunge questo braccio nelle