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atto primo 107


SCENA III.

Una strada.

Tuoni e lampi. Entrano da opposte parti Casca colla spada sguainata, e Cicerone.

Cic. Salve, Casca. Riconducesti Cesare alla sua dimora...? Ma perchè così pavido in viso? perchè sì alitante?

Casca. Non tremi tu quando tutta la massa della terra vacilla come cosa inferma? Cicerone, ho veduto tempeste, in cui i venti mugghianti sradicavano come arbusti le antiche quercie; ed ho veduto l’Oceano ambizioso gonfiarsi, e tutto spumante di rabbia avventarsi colle bianche sue cime fra le nubi minaccievoli; ma non mai, non mai prima di quest’ora mi trovai sbattuto da un uragano che si stempra in sì fiera pioggia di fuoco: convien credere o che la guerra arda nel cielo, o che il mondo troppo empio sforzi la collera dei Numi ad annientarlo.

Cic. Ma che di sì strano vedesti?

Casca. Uno schiavo, che tu conosci, alzò la sinistra mano in aria, e tosto quella mano corruscò e splendè come venti torcie unite, senza che nocumento alcuno a lui ne venisse. Poscia, nè da quell’istante più rimisi nella vagina l’acciaro, dinanzi al Campidoglio mi si offerse un leone con gli occhi sfavillanti e la chioma irta, che mi guatò con fierezza e passò oltre, mentre cento gruppi d’uomini spaventati, e mille donne che il terrore avea trasmutate in istatue, giuravano aver veduti fantasimi di fiamma scorrere la città, accompagnati dal tristo metro dell’uccello della notte. Allorchè tali prodigi avvengono, non osino gli uomini volerne scrutar le cause; che sarebbe inutile ardimento, non presagendo essi che sventure al paese in cui si mostrano.

Cic. In verità, tal nembo sembra predire funesti avvenimenti; ma gli uomini interpretano sempre la natura a tenore delle loro idee, che ben di sovente colla natura ripugnano. Verrà dimani Cesare al Campidoglio?

Casca. Verrà; e Antonio debbe di ciò farvi conscio.

Cic. Addio, Casca; questo cielo tempestoso m’induce a ritirarmi.

Casca. Cicerone, addio.      (Cicerone esce, ed entra Cassio)

Cass. Chi è là?

Casca. Un Romano.

Cass. Casca, non m’inganno.

Casca. T’apponi; ma qual notte, Cassio!