o dir poco secondo le lor viste, e di urtare
gli interessi che si proponevano di conciliare.
Grozio rifugiatosi in Francia, malcontento
della sua patria e volendo far la corte a
Luigi XII, cui dedicò il suo libro, non risparmia
niente per ispogliare i popoli di tutti
i loro diritti e per rivestirne i re con tutta
l’arte possibile. Questo era pure il desiderio
di Barbeyrac, il quale dedicava la sua traduzione
al re d’Inghilterra Giorgio I. Ma
disgraziatamente per l’espulsione di Giacomo
II, che ei chiama abdicazione, dovette usare
dei riguardi, non essere schietto, e tergiversare
per non far comparire Guglielmo un
usurpatore. Se questi due scrittori avessero
adottato i veri principii, ogni difficoltà svaniva
ed eglino sarebbero stati conseguenti: ma
avrebbono tristamente detto la verità e non
avrebbono fatto la corte se non al popolo.
Ora, la verità non apre la via alla fortuna,
ed il popolo non conferisce nè ambasciate
nè cattedre nè pensioni.