Pagina:Rousseau - Il contratto sociale.pdf/248


— 246 —


può avere tutt’al più quelle opinioni che gli talentino, senza che spetti al sovrano di averne cognizione: imperciocchè siccome non vi ha competenza nell’altro mondo, qualunque possa essere la sorte dei sudditi nella vita avvenire, a lui non deve importargliene purchè siano buoni cittadini in questa.

Evvi adunque una professione di fede puramente civile, della quale spetta al sovrano il fissare gli articoli, non precisamente come dogmi di religione, ma come sentimenti di sociabilità, senza cui è impossibile essere buon cittadino nè suddito fedele1. Senza poter obbligare nessuno a erederli, ei può mettere ai confini chiunque non li creda, può cacciarlo non come empio, ma come

insocievole, come incapace di amare since-

  1. Cesare difendendo Catilina, tentava di stabilire il dogma della mortalità dell’anima: Catone e Cicerone per confutarlo, non dilettaronsi di filosofare, ma si contentarono di dimostrare che Cesare va da cattivo cittadino, e metteva innanzi una dottrina perniciosa allo stato. Infatti, di ciò doveva giudicare il senato di Roma, e non di una quistione teologica.