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indiscreto di quel supremo magistrato nei
primi tempi, ma il pericolo d’avvilirlo;
imperciocchè prodigandolo ad elezioni, a dedicazioni,
a cose di pura formalità, era da
temersi che non diventasse men formidabile
in caso di bisogno, e che non si avvezzassero
a considerare qual titolo vano ciò che non
si adoprava se non per vane cerimonie.
Verso la fine della repubblica i Romani fattisi più circospetti, furono altrettanto ritrosi nel conferire la dittatura quanto ne erano stati prodighi in altri tempi. Era facile a vedersi, che il loro timore era male fondato; che la debolezza della capitale formava allora la sua sicurezza contra i magistrati che aveva nel suo seno; che un dittatore poteva in certi casi difendere la libertà pubblica senza potervi giammai attentare; e che i ferri di Roma non sarebbero fabbricati in Roma stessa, ma in mezzo a’ suoi eserciti. Quel po’ di resistenza fatta da Mario a Silla e da Pompeo a Cesare chiaro dimostrò che cosa aspettar si potesse dalla autorità interna contra la forza esterna.
Quello fu un grave errore: come fa un