L’esempio della elezione del doge di Venezia
ben lungi dal distrurre una tale distinzione,
la conferma: quella forma mista
conviene in un governo misto. Imperciocchè
erra chi crede il governo di Venezia essere
una vera aristocrazia. Se il popolo non vi
partecipa del governo, ivi è popolo la nobiltà
stessa. Una moltitudine di poveri barnaboti
non si appressò mai a nessuna magistratura,
e di sua nobiltà non gli rimane altro fuorchè
il vano titolo di eccellenza, e il diritto di
assistere al consiglio grande. Essendo questo
numeroso al par del nostro consiglio generale
a Ginevra, i suoi membri illustri non vi
hanno maggiori privilegi de’ nostri semplici
cittadini. Egli è certo, che togliendo l’estrema
disparità delle due repubbliche, la borghesia
di Ginevra rappresenta esattamente il patriziato
veneziano; i nostri nativi ed abitanti
rappresentano i cittadini ed il popolo di Venezia;
i nostri contadini rappresentano i
sudditi di terraferma: finalmente in qualsiasi
modo si consideri quella repubblica, fatta
astrazione della sua grandezza, il suo governo
non è più aristocratico del nostro.