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monarca che dal suo gabinetto governa i suoi vasti stati, e fa tutto muovere nel mentre che ei sembra immobile.

Ma se non vi ha governo più vigoroso di questo, non ve ne, ha nemmeno un altro, in cui la volontà particolare abbia maggiore imperio, e domini più facilmente le altre: tutto cammina verso il medesimo scopo, è vero, ma questo scopo non è quello della pubblica felicità, e la forza stessa della amministrazione è continuamente vòlta a pregiudizio dello stato.

I re vogliono essere assoluti, e si grida loro di lontano che il miglior modo di essere tali, è quello di farsi amare dai popoli. Bellissima è questa massima, ed anche verissima sotto certi rispetti: ma disgraziatamente nelle corti se ne faranno sempre le più grasse risa. Il potere che deriva dall’amore dei popoli è senza dubbio il più grande, ma è precario e condizionale, ed i principi non se ne terranno mai satisfatti. I re migliori vogliono eziandio, ove lor piaccia, poter essere cattivi senza cessare di essere padroni. Un sermonatore politico avrà bel dire, che la forza