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328 ettore gabrici

teggiato in diversi modi dagli editori di Suetonio, secondo l’opinione che seguono relativamente alla chiusura del tempio di Giano. Il Roth e tutti gli storici moderni son d’accordo nel collocare la chiusura del tempio di Giano nell’anno 66, e perciò congiungono la frase Janum geminum clausit con la precedente, formandone un sol periodo e riconnettendo tutto il concetto alla venuta di Tiridate in Roma, che cade proprio nel 66.

Contro questa punteggiatura ed interpretazione si scagliò il Mancini interpretando il tam nullo quam residuo bello nel senso che debba riferirsi a due momenti diversi dell’impero di Nerone, e sostenendo l' opinione del Casaubono, che il tempio di Giano sia stato chiuso da Nerone due volte, una prima volta quando v’era solo qualche residuo di guerra nell’impero e una seconda volta quando esso era in pace perfetta1. Prima di determinare queste due epoche, egli ha bisogno di rifare la serie delle salutazioni imperiali di Nerone ed infine conchiude che la prima chiusura può cadere tra il 56 e il 57, la seconda nel 64. Per questa interpretazione e per alcuni argomenti d’indole affatto numismatica, il Mancini torna alla punteggiatura degli editori antichi di Suetonio e propriamente alla lezione dell’antico testo erasmiano di Basilea dell’anno 1533 il quale così dispone le parole:

XIII . . . . Ob quae imperator consalutatus, laurea in Capiiolium lata.

XIV Janum geminum clausit tam nullo quam residuo bello.


  1. Mancini, Stor. di Elvid. Pr., note ed emendazioni p. 128 " Laonde, io molto volentieri sarei per tradurre cotal passo: Nerone tenne chiuso il bifronte Giano, sì nella pace che con residuo di guerra. „