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affatto improduttive. Probabilmente i crogioli accennati dal Botta servirono a fondere metalli o per assaggi su minerali argentiferi o creduti tali; in termini generici scrisse che andavano a Mesocco, pur non sapendo in qual paese della valle si sarebbe fermato il mulattiere.

Due altri inventari del Castello di Mesocco si conservano nell’archivio Trivulzio.

Uno del 15111, il secondo del 1517 coll’intestazione: “Consegna fatta a dì 30 Augõ. 1517 da toso da Candia olim Cast.no in mano de m. Paolo Gentili de Seravalle scripto per mano de Battista di Pellizaro da Musso”2. In quello del 1511 nessun cenno ad attrezzi di zecca, nell’altro del 1517 troviamo regigistrato “Ne la camera bianca casa (cassa) una inciodada (o ingiavada) piena de feracta de la cecha.”

La fortuna di Gr. Giacomo strettamente unita a quella di Francia subì dal 1511 al 17 brusche né ancor ben conosciute vicende3 e i suoi rapporti coi Confederati e le tre Leghe, più che a suoi particolari interessi, dovettero uniformarsi a quelli del re di Francia. Parecchie volte questi rapporti furono pessimi e la Mesolcina ne subì le conseguenze, corsa e ricorsa da Confederati e Grigioni, messa a fuoco e a ruba e fors’anco per qualche tempo stabilmente occupata. Certo in tanti disordini e trambusti tacque la zecca Mesolcinese, se pur non fu data preda alle

  1. Archivio Trivulzio. Araldica Cart 12. Cod. cartaceo del secolo XVI.
  2. Idem. Araldica Cart 12. Cod. cartaceo del secolo XVI. Mss. di Battista di Pelizzari da Mosso.
  3. Questo, ben inteso, solo per quanto riguarda la parte Mesolcinese. Storia che manca totalmente pel periodo Trivulziano.