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a proposito di una moneta di rubi 363

giorni prima che io l’avessi, rinvenuta da un contadino che zappava la terra.

Non perchè due esemplari ne furono rinvenuti a Ruvo intendo assolutamente dedurne che questa moneta si debba necessariamente attribuire a la monetazione di quest’antica città; ma stimo d’altronde inutile ripeter quello che già ai numismatici è notissimo, che il luogo di trovamento, quando è accoppiato ad altri criterii, sia uno degli argomenti più valevoli nell’attribuzione delle antiche monete.

Il Friedlaender nella Zeitschrift für Numismatik (B. VII, s. 183), annunziando la mia piccola scoperta numismatica, non trovò nulla da ridire su l’attribuzione, che mi sembra davvero indiscutibile, della moneta.

Accettò la lezione della leggenda del dritto su la quale non cade dubbio alcuno, ma cercò modificare quella del rovescio; gli elementi visibili che io lessi e leggo: credette gratuitamente supplire con λαμοс e suppose che la lacuna tra ed α fosse una lacuna naturale e che alla leggenda nulla mancasse. Per convincerlo fui costretto a mandargli originalmente il monumento. Dopo di che, nel seguente fascicolo della Zeitschrift f. Numismatik s. 357, egli scrisse che una ripetuta accurata osservazione aveva dimostrato che la iscrizione del rovescio sia in lettere non interamente regolari. Accettava quindi la mia lezione con la semplice differenza che nella prima lettera vedeva una sola lineetta invece di due e nell’antipenultima, nessuna. Ma che nella prima lettera le lineette sono due lo confessa lo stesso Friedlaender quando dice: la seconda lineetta potrebbe essere un casuale sollevamento. Osservando attentamente il monumento si