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le medaglie di giuditta pasta 523

cile accontentatura1, che si ripeta un concorso così meraviglioso di qualità, una fusione così completa di bellezza, di potenza vocale e drammatica, come si riscontrava nella Pasta sotto le spoglie di Tancredi, L’espressione del suo canto poi riusciva difficile ad essere analizzata: “Quando si esce da una rappresentazione” (ci dice il citato Stendhal), “nella quale la signora Pasta ci ha commossi, non possiamo rammentarci altro che la grande e profonda emozione che abbiamo provato; ma non ce ne sappiamo rendere ragione. La sua voce non ha un metallo straordinario, non ha una flessibilità sorprendente, non ha nemmanco una estensione fuori del comune: è unicamente e semplicemente il canto che parte dal cuore,

Il canto che nell’anima si sente,


che trasporta e commove tutti gli spettatori che hanno pianto nella loro vita per cose che fossero da più del denaro e delle decorazioni.”

A tanta grazia, a tanto merito, non restavano insensibili le arti sorelle. La Pasta strinse amicizia coi più scelti ingegni che brillavano allora in Parigi; Gerard, il valente ritrattista, ne riproduceva l’immagine nella desolata Desdemona2, e sotto le classiche spoglie di Euterpe3; David d’Angers, il

  1. Daniel Stern: Mes souvenirs, Paris, 1877, pag. 302.
  2. Esiste o esisteva a Parigi nel Gabinetto Gérard.
  3. Presso la famiglia di Giuditta Pasta, ove si ammira puro una tela del russo Brülow, in cui la Pasta è raffigurata nel delirio di Anna Bolena. Presso la famiglia vi è pure un ritratto di Serangeli, nel quale Giuditta viene raffigurata come Santa Cecilia.