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194 | damiano muoni |
duto, nell’anno 876, coi fratelli, Luigi II il Giovane e Carlo il Grosso, al padre Luigi il Germanico, terzo figlio di Lodovico il Pio, ebbe da lui in retaggio il regno di Baviera, a cui aggiunse la Pannonia, la Schiavonia e la Boemia, non che la Carinzia e la Moravia, ch’egli strappò coll’armi ai rispettivi loro principi, fregiandosi altresì col titolo un po’ azzardato, se vuolsi, di re d’Italia.
Quantunque l’irrequieto ed insaziabile suo zio paterno Carlo il Calvo, l’introduttore della formula monarchica: Gratia Dei Rex1, avesse sancita la ripartizione di dominio fra i tre fratelli nipoti, Carlomanno ebbe appunto a lottare con lui per attuare, col titolo, il possesso della bella ed agognata Insubria, in cui, succedendo ai Lombardi, i Carolingi facevano presso a poco consistere il loro regno in Italia2.
Cogliendo pertanto il momento in cui lo zio avevalo preceduto in Italia per contrastarla ai Saraceni, che l’avevano invasa, calò repentinamente e si avanzò rapidamente, nell’877, in Lombardia, ove, libero da ogni impaccio, veniva proclamato re3. Tutti fuggirono innanzi a lui, i signori locali, il sommo pontefice e financo l’imperatore, che, inviati innanzi moglie e tesoro, ricalcò egli stesso la via per Francia e cadde infermo appiè delle Alpi, ove soccombette, avvelenato, dicesi, dal proprio medico israelita, chiamato Sedecia4.
Studiossi allora Carlomanno di conseguire anche la corona imperiale; ma, essendosi rivolto a papa Gio-