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Mi destai col sole, e chiesi tosto licenza di visitar per ogni verso la casa dell’amico. È un vero Museo. Tu sai quanto il conte Ladislao abbia viaggiato e viaggi. Ne' mesi d'estate, egli sta qui studiando, scrivendo, ricordando, fantasticando. Si occupa delle sue terre, visita i suoi contadini, la sua chiesa, la sua scuola, e, dove può, concorre a far più felici gli abitatori delle sue terre. Anche gli uccelli e le lepri hanno pace e vivono sicuri, quando il conte Ladislao è a Wroblewice. All'ingresso delle sue boscaglie sta scritto che la caccia è vietata; ma il primo a cui il conte rifiuta il diritto di cacciare è il conte stesso.

Quando il conte Ladislao parte, la caccia incomincia. E il Conte parte per muovere in traccia di nuove ispirazioni. La sua anima ha una sete ardente e continua d'ideale. Ogni forma del bello lo seduce: l'arte e la natura gli parlano in tutta la loro efficace eloquenza.

Tu sai forse che egli è poeta e compositore inspirato. Si potrebbe credere che tutta la poesia che egli versa nelle sue rime e nelle sue note sia derivata tutta dalle occasioni ch'ei trova; ma egli le trova perchè le cerca in sè, perchè tutta la sua anima è poetica, perchè tutta la sua vita avventurosa è il prodotto d'un organismo originale e poetico.

Ogni stanza di questa sua dimora ha un carattere; l'una è sacra alla pittura, l'altra alla musica, un'altra all'Oriente, e così via via, tutta la casa rassomiglia ad una specie di tempio, ove ogni cappella ha un culto speciale, e tutte insieme formano un'armonia religiosa. Ti scrivo queste parole dalla stanza in cui il Conte dorme. È la stanza stessa in cui venne cullato fanciullo. Il letticciuolo è una specie di nicchia. Di fronte al capezzale sta la Madonna Sistina di Raffaello, sopra la Madonna il ritratto della madre; di fianco alla Madonna, da una parte, il ritratto della nonna, dall'altra, quello del padre. Nella parete laterale della nicchia, un'altra Madonna, delle armi e de' fiori; sopra il capezzale un crocifisso; presso il letto un tavolino; sopra il tavolino l'Achmed, un'opera in musica in due atti, della quale ho soltanto inteso il poetico preludio, e che mi sembra destinata, tosto che verrà rappresentata, a porre il nome del Tarnowski in voga come quello di uno fra i compositori più geniali del nostro tempo. Sopra al tavolino sono sospesi ad una specie di paravento, come a completare la nicchia ove il conte dorme e a proteggerla, i ritratti di alcuni cari amici estinti. Una intiera parete di questa stessa stanza è coperta di incisioni de' quadri di Raffaello; onde bene a ragione l’Accademia Raffaello di Urbino nominava tra i suoi membri corrispondenti il conte Tarnowski. Essa non conosceva, di certo, questo particolare; e avrà caro forse di