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82 RIVISTA DI SCIENZA

«on appelle espèce toute collection d’individus semblables qui furent produits, par des iudividus pareils à eux» (Philosophie zoologique).

Il Quatrefages, volendo giustamente tener conto dell’esistenza, in alcune specie (api, formiche, ecc.) d’individui non riproduttori, non che dei fatti della generazione alternante, e di altre considerazioni, pure accettando i criteri direttivi di tali definizioni, volle modificarli e propose questa: «l’espèce est l’ensemble des individus plus ou moins semblables entre eux qui sont descendus, ou qui peuvent ètre regardés comme descendus, d’une paire primitive unique par une succession ininterrompue et naturelle de familles» (Unité de l’espèce humaine).

In questa definizione del Quatrefages, se vi è, per certi riguardi, una maggior larghezza, s’incontra poi una limitazione fondata su un presupposto tutt’altro che dimostrato o dimostrabile, quello d’una «coppia primitiva unica»; presupposto che rispecchia un’ opinione propria del sostenitore dell’unità della specie umana, la quale in verità non poteva essere nè fu condivisa da tutti ed è andata poi diventando sempre più insostenibile.

A questo criterio della discendenza comune si connette l’altro della fecondità dell’accoppiamento fra individui di sesso diverso; fecondità, che mentre è condizione normale fra individui appartenenti a una medesima specie; non si verifica, o si verifica eccezionalmente e limitatamente, fra individui di specie diversa.

Contro la validità di un tale argomento si espresse, fra gli altri, molto esplicitamente l’Agassiz con le seguenti considerazioni: «Si crede — egli scrive1 — che un criterio infallibile della identità specifica sia fornito dal ravvicinamento sessuale, che riunisce così naturalmente gl’individui della medesima specie nella funzione riproduttiva».

«Ebbene, io, per conto mio, credo che questo sia un completo errore, o, per lo meno, una petizione di principii impossibile ad ammettere in una discussione filosofica su ciò che costituisce veramente i tratti caratteristici della specie. Io affermo, anzi, che molti problemi imbrogliati contenuti nella ricerca dei limiti naturali di questo gruppo sarebbero da tempo

  1. Loc. cit., pag. 261 e segg.