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il concetto di specie in biologia 251

II fatto rilevato dal Darwin che le piante (nei primi anni da che sono coltivate), diventano gradatamente più variabili, è dovuto in primo luogo all’accrescersi in estensione della coltura e poi anche al fatto, che nuove sottospecie si palesano, le quali dapprincipio erano rimaste sconosciute.

Nello studio dei caratteri degl’ibridi, il de Vries era stato preceduto da Gregorio Mendel insegnante di fisica a Graz, il quale, spinto dalle opere del Darwin, volle dedicarsi all’analisi delle leggi dell’eredità con metodo sperimentale, e pubblicò nel 1865 uno scritto che precorreva i tempi e rimase nell’oblìo, finché il de Vries, che già era arrivato a risultati identici, e lo Tschermak non lo ebbero scovato e messo al posto d’onore che gli spetta fra le più geniali opere biologiche.

Il de Vries, dalle sue ricerche sulla variabilità era stato condotto, come Heincke, a riconoscere che i caratteri specifici sono indipendenti l’uno dall’altro. E anche lui scinde il problema della origine delle specie da quello dell’origine dei caratteri specifici; il primo si riferisce a un processo storico, conoscibile soltanto in pochissimi casi; il secondo rientra nel campo della fisiologia. «Noi non sappiamo,» egli dice «che cosa siano i caratteri specifici. Ma sappiamo, in ogni caso, che le specie elementari, anche quelle più affini fra loro, non differiscono per un solo carattere, ma in quasi tutti i loro organi e in tutte le loro qualità.» Si noti la comunanza di queste idee con quelle espresse affatto indipendentemente dal Heincke; concordanza che acquista valore pel fatto, che il de Vries sembra ignorare l’esistenza del lavoro del Heincke, ciò che non deve troppo meravigliare, se si pensa che ii de Vries è un botanico, e che il titolo dell’opera dello zoologo tedesco non lascia supporre la materia contenutavi. Più strano mi sembra che le ricerche di Heincke sieno passate sotto silenzio dagli zoologi, compresi quelli che si sono occupati di argomenti affini.

«Nessuna pianta», dice il de Vries, «dà in eredità ai suoi discendenti i suoi caratteri come un tutto unico, come finora si è creduto. Proprio all’opposto, abbiamo imparato a conoscere una lunga serie di fenomeni nei quali si è potuto separare o un singolo carattere, o un gruppo più o meno grande di caratteri».