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lviii appendice.

nella sua pregevole raccolta, ma la ragione di questa mancanza di R è questa: i due sonetti stanno bensì in A, ma sono cassati da lievi segni trasversali, che non ne impediscono però la lettura. Dell’Orbicciani, d’Onesto, dell’Orlandi, i due codici hanno lo medesime rime; di Lapo Gianni no, ché mancano i numeri 45 e 47, perché cassati, e per la stessa ragione mancano in R i num. 117 e 140 di A. Possiamo quindi affermare che, fatta eccezione dell’ordine, per quanto abbiamo visto fin ora, i due codici sono perfettamente uguali.

Più complicata è la questione riguardante le rime di Cino da Pistoia. Supponendo che questo fosse il cod. Borghini dal quale Pier dal Nero derivò il Ricc. 2846, dovremmo avere in A. tutte le rime attribuite a Cino da R., più altre che fanno parte della stampa del Pilli del 1559, tralasciato da chi copiò il ms. Ricc. Cominciamo il confronto.

Nel cod. A. i nn. 49-97 rappresentano una prima sezione di rime di Cino: in R. la sezione delle rime ciniane è segnata coi nn. 14-46 e contiene le rime che non sono fra le stampale dal Pilli. Il cod. A. poi contiene un’altra sezione di rime di Cino segnata co’ nn. 234-260. Se il Ricc. 2846 fosse una copia dell’Ashburn. 479