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canzoni. 41

e autorevolissimi. Le due prime stanze e sei versi della terza restano nel celebre Palat. 180 e vengono dietro a l’ultima stanza d’una canz. di Iacopo Mostacci (Amor ben veggio), che comincia: Donne et amore an fatto compagnia. Il Palermo, tanto benemerito nelle lettere, quanto tenace nei suoi errori (Rime di Dante etc. Appendice etc.) congiunse questi versi di Lapo col frammento del Mostacci e diede tutto al povero Dante. Ma intera la canzone rimane nel Chig. l. viii, 305; nel Laur. xl. 49; nel Parigino it. 554 e nel cod. Bossi della Trivulziana. Diamo le varianti dei codd. e della stampa de’Giunti, per la quale gli editori si servirono di un codice assai diverso da quelli che noi abbiamo consultato, non potendo supporre che le molte varianti che questa canzone presenta siano dovute all’arbitrio di chi curò quella celebre e tanto combattuta raccolta:

1. g. nuova; 2. P. se fosti sempre et sei; 3. C. dunqua; 4. g. podestate; 6. g. e ciaschedun; 7. g. chè sovente; 9. C. gnudo ellei spogliasti; 10. P. stando teco mi; 11. P. mia donna; 14. P. apparisti; 15. C. un angelo, senza di; 18. P. tua fede a posta; 20. C. chell ale; 21. g. l'aquila serpente; C. più fosse assai; 22. P. figliuoli sui; 24. P. che biasimar tuo stato mi consente; 25. C. tu conuenente;