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42 i - i rimatori pistoiesi


d’ira — Il loro — ei dice — quel ch’essi poteano non gittarono in egual misura di quel ch’io possa gettar via, e l’anima, che mi dettero chiara e pura, non la riavranno essi giammai».—

Son. VIII, v. 4: «nota». Sospetto che debba dire «rota», cioè s’affatica seguendo il girare della ruota per arrivare al sommo di essa.


V

MEO DI BUGNO

Pare sia stato figlio di un Bugno di Napoleone, che nel 1284 fu bandito da Pistoia e che, tornato dall’esilio, fu nel 1287 del Consiglio del popolo per il quartiere di Porta S. Andrea; e credo sia proprio l’antico rimatore quel «Muccius (o Bartromuccius) filius Bugni Napoleonis», che il 21 manto 1282 fu condannato per essere entrato a viva forza in una casa in Ripalta (v. i Rimatori, pp. lxvi-lxviii e gli Studi e ricerche, pp. 40-41).

Il suo unico sonetto ha qualche sapore di poesia popolare: è un sonetto di «noia» e vi si lamenta delle sue disavventure. È nel Barber. XLV, 47, oggi Vaticano 3953 (B) e nel R. Archivio di Stato di Venezia, Deliberazioni del Maggior Consiglio, Comune I. Io mi sono attenuto a B., correggendo il testo dato dal Gualandi (Accenni alle origini della lingua e della prosa italiana, p. 17).