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persona, di imponenza tragica. Vestiva un abito di seta color chermisino, con ampio bordo di brocato d’oro, stretto alla vita alla foggia greca, e sopra questo un farsetto di colore rosso, ricamato in oro. Suoi capelli canuti erano trattenuti sulla fronte da un nastro alla foggia di Pompei. Procedeva con un’imponenza, colla dignità di una principezza, di una regina dei tempi antichi, ed avrebbe potuto rappresentare davvero nei Persiani di Eschilo la parte di Atossa, la consorte sublime di Dario, madre di Serse. Mi ero unito a quella piccola brigata, e sebbene una delle nipotine della vecchia fosse di non comune bellezza, io non potevo staccare gli occhi da quella imponente matrona. Le giovani non erano vestite riccamente come quella; portavano abiti a larghe maniche, di colori chiari, ed avevano in capo alla moda del paese il mucador, specie di velo fissato poco sopra la nuca, in guisa che lascin visibili i cappelli sulle tempia, usanza che già si può osservare negli affreschi di Pompei. Duravo molta fatica a capire qualcosa del dialetto che parlavano tutte quelle donne. Compresi però che m’invitarono ad accompagnarle a casa loro, la quale mi dissero essere a poca distanza. Per curiosità vi sarei andato volontieri, ma il giorno era già inoltrato, mi premeva vedere S. Angelo, godere della vista che di là si scopre, e ringraziando declinai il cortese invito.
È propriamente bella la vista che si gode dal convento. Si scoprono, a sinistra, il monte Somma ed il Vesuvio, a destra i monti di Maddaloni, e sopra il monastero, in cima ad una collina le rovine pittoriche del castello di Cicala. In mezzo a quei monti si stende la campagna di Nola, riccamente popolata di pioppi, di olmi, di alberi da frutta, da cui pendono a festoni le viti, ed in mezzo alle piante crescono rigogliosi il frumento ed il grano turco, e dovunque brillano gli aranci ed i melagrani, e la città irradiata da un sole splendissimo, trovasi come immersa in un mare di verzura, di vigneti e di fiori. La è propriamente questa contrada adatta a continue feste; la natura eminentemente voluttuosa, invita di continuo al piacere.