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stello. La origine dell’antica città risale ai tempi favolosi e viene ascritta al re Cecolo che Virgilio nell’Eneide pone alla testa di una legione, di cui facevan parte pure i popoli dell’Anio, della regione Ernica, nonchè della ricca Anagni. Preneste tenne la dominazione di tutta quanta la campagna latina, in fino a tanto venne soggiogata dai Romani. Trovasi in seguito menzionata ripetutamente nella storia; Pirro la conquistò, e vi si trattenne prima di muovere contro Roma; maggiore importanza ancora ebbe ai tempi di Silla, allorquando il giovane Mario cercò mantenersi colà; e quando Silla l’ebbe conquistata dopo un assedio lungo e difficile, vi fece trucidare tutta quanta la popolazione maschile, vi collocò i suoi veterani, ed ampliò talmente il tempio della Fortuna, uno dei luoghi sacri più rinomati del Lazio e che occupava pressochè tutto quanto lo spazio della odierna città, imperocchè venne questa innalzata sulle fondazioni del tempio di Silla. Augusto condusse nuovi coloni a Preneste, e tanto desso, quanto Tiberio suo successore, si recavano volontieri e spesso a soggiornare nella villa imperiale che possedevano sul territorio di quella città, dove trovavano l’aria pura e salubre. Anche nei tempi posteriori la villa Cludia fu stanza estiva prediletta agli imperatori, e la città si mantenne a lungo in fiore, in fino a tanto che devastata nei tempi barbari, finì per mutare l’antico suo nome, in quello di Palestrina.

Esiste un diploma dell’anno 970 col quale Papa Giovanni XIII, fa donazione di Palestrina nella qualità di feudo, alla senatoressa Stefania, la cui nipote Emilia (Imilia nobilissima comitissa) sposò, probabilmente circa il 1050, il possessore di Colonna, e forse il figliuolo di questi, Pietro de Colonna fu lo stipite dei signori di Palestrina. Quanto meno, è incontestabite che fin dal principio del secolo XII quella famiglia cominciò a diventare possente in quel territorio, e che i suoi possedimenti si estendevano dai monti latini a quelli dei Volsci, degli Equi e degli Ernici. Per quanto riguarda Palestrina, ci sono note le sue sorti fin dall’anno 1298. Bonifacio VIII, l’accanito