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tecchie', per cui, il povero farmacista non ci lecca il becco di un centesimo.

— Le fanciulle in ballottaggio di marito, appena giunte sulla piazza, sbirciano dagli spigoli delle cantonate il possibile personaggio che farebbe al caso loro, ma piglia Meo! Quelle ragazze hanno troppa pania d’intorno e i passerotti sentono l’odore della loro vanità e tiran di lungo.

— Signor Giulio, la Signorina Materassi desidera una medicina per il mal di cuore.

Senza ricetta del Dottore non posso rilasciargliela, è proibito come le pistole corte!

«Tengo qui una lettera del giovane medico».

— Cara ed amabile creatura, io per lei perdo la testa (o non l’ha mai avuta) ardo... (acqua, bruciano i cerotti!).

— Ho capito la storiella, cose vecchie, sempre nuove: ma allora non sono io il vostro curatore.

— Chi dunque?

Il sindaco e il proposto del paese.

Chi sale le scale comunali per il santo matrimonio, lascia alla porta le caldane amorose, e per alcuni giovani, il nodo nunziale è la granata che spazza ben tre giorni!

Alle carezze (povere spose) subentrano le petecchie1 della vita coniugale.

— Signor Giulio, un cerotto che bruci! Che bruci, questo è frasario e fra se (manca cerotto qui in bottega?).

Una calza espulsiva (questi polpacci tiran troppo a ingrassare; la gioventù ama il magro).

— L’ho tutte terminate! Rivolgetevi alle fan-


  1. Freddura