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un gusto alquanto depravato, e diano alla fabbrica un’impronta tra il sacro ed il profano, manifestano ampiezza di concetti e di mezzi in chi la ideò e la trasse a compimento. Peccato che di fronte al sontuoso palazzo non si stenda un largo piazzale, sicché una proporzionata lontananza giovi a far meglio spiccare le diverse parti, e a rendere più bella l’armonia delle parti col tutto.

«Più semplice ma non meno compassata e grandiosa è la facciata interna, composta di tre lati uguali, di cui l’uno va invocando la munifica mano che lo aiuti a raggiungere l'altezza, e ad adagiarsi alla maestà de’suoi fratelli. Le centocinquanta finestre che la adornano; i corridoi eminenti e sfogati che le fan contorno; l’ampio cortile racchiuso fra le sue braccia aperte; la verzicante prateria che le si diffonde innanzi, rendono questa parte lieta, e pressoché amena; e quasi la fanno rassomigliare a principesca magione di campagna.

«Bello poi è il vedere la molta copia delle acque, che derivate dai fianchi del vicino monte, scorrono da un secolo e mezzo limpide e pure attraverso il largo recinto del fabbricato; portano la fertilità e la gaiezza nel giardino ornato e profumato da varie famiglie di fiori; estendono la ramificazione delle vene alle cucine, alle scuole, il salubre chiostro dove i giovinetti tuffano i corpi in marmoree vasche, o ricevono sugli omeri e sul capo gli sprazzi della cadente pioggia; od elevate coll’opera di ingegni idraulici mantengono nelle vaste sale da studio e da letto, e in ogni luogo, la freschezza, la mondizie e la sanità.

«Che se tu ti aggirassi nell’interno, il tuo occhio rimarrebbe al certo appagato al mirare parecchie aule non indegne delle Università; talune camerate, della lunghezza di sessanta e più braccia, piene d’ aria, di luce, e tutte in volta; un amplissimo refettorio decorato di affreschi e di stucchi in rilievo, e circondato da spalliere in noce a intagli; un festoso teatro colle sue quinte e le sue sceno svariate, e capace di quattrocento spettatori; logge, ter-