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versi del Rapisardi, ove questi appunti non avessero la fortuna di provenire da Giosuè Carducci? Abissus abissum invocat: e il Prof. Carducci arriva perfino a trovar di dodici sillabe il verso: E incipriàto le chiome e torto il collo, come se ciprio fosse di tre sillabe (così anche raggio sarebbe di tre, e raggiato perciò di quattro),1 e sgrammaticato quell’altro: Tien che al mio lato il miglior posto occupi. Io, per quanto ci abbia perso su del tempo, non son riuscito a trovare dove stia l’errore. Certi amici miei, che han la fortuna di ricordare ancora i precetti della grammatica più di quanto un vecchio credente possa ricordar quelli del catechismo, m’han suggerito che forse il Prof. Carducci intendesse parlare di quel tien retto col soggiuntivo. Dio buono! ma allora, mettendo da parte la grammatica, a me par quistione più di logica e anche d’orecchio che d’altro! Io non ricordo d’avere incontrato mai

  1. Per lo stesso motivo invidia sarebbe di quattro, ed allora il Carducci non avrebbe ragione di darci per endecasillabo questo verso suo: Questo raggio d’amor no ’l m’invidiate.