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egli ha saputo tradurre stupendamente la Natura di Lucrezio, quando un altro smaniava e sveniva recando in pallide strofettine italiane qualche piccolo canto del Heine o del Platen; egli ha compiuta serenamente la sua splendida evoluzione poetica e scientifica, quando un altro caracollava e sgattaiolava tra classicismo e romanticismo, tra inni democratici e odi cortigianesche. Perchè far posto all’impotente cercando di rovesciare il colosso?

Vittor Hugo, il più grande tra i poeti del secolo, dopo il Goethe o col Goethe, scrisse al Rapisardi: «voi siete un precursore.» È questo che fastidisce le dissanguate chiesuole bolognesi?

Parliamoci chiaro. Il Carducci declina, da due anni a questa parte. Il Chiarini, inſelice! non fu mai poeta; ma fu versaiolo; non fu traduttore, fu traditore. Lo Stecchetti dopo le Postuma tirate su a furia di stenti da Leone Fortis, peggiorò nella Polemica; ora tace. Nè ciò solamente: il Carducci in una questione di letteratura romana contro un giornalista, il De Zerbi, ebbe la peggio. Un professore contro un giornalista! via, la rabbia potrebbe parere giustificata — Ma la calunnia?