Pagina:Rapisardi e Carducci - Polemica, Catania, Giannotta, 1881.pdf/36

De Amicis, e forse ha ragione, ma il fatto sta, che, tolti lui, Guerrini, Rapisardi, Cavallotti, Trezza ed alcuni altri, tra specie i novellieri, non c’è alcuno oggi in Italia, che sappia mettere insieme una sola pagina degna di Paulo il forte e del capitan cortese.

Ma per il signor Lodi al bel paese manca la prosa, e domanda ai lettori cosa pensino «del De Amicis, costretto a stringarsi fra i toscanesimi, i neologismi lombardi e qualche insidioso e attaccaticcio primo arcaico, tanto da finire per camminare colla disinvoltura e la facilità che avea l’amante di Fiammetta quando le entrò.... sapete dove.»

Oramai non v’è più dubbio, la prosa manca pur troppo, ed il sig. Lodi ci dà saggio del come scriveremo i nostri giornali, i nostri romanzi, i nostri bozzetti, scriveremo insomma le cose nostre.» Li scriveremo precisamente come il periodo or ora citato, dove ciò che si potea dire in due parole, si è allungato con tanta brodaia, con l’unico intento di dire ai lettori: vedete, anch’io ho letto il canto XXVIII del Furioso.