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to colazione bene, se lo sigaro è buono, se nel caffè non c’è troppa cicoria, l’impressione sarà buona ed i giudizii benigni. Se piove, se ci fa male un dente, se dobbiamo saldare il conto col calzolaio, l’impressione sarà pessima e taglieremo a pezzi il povero autore.»

Ammesso che sia vero, quanto scrive il Guerrini devo supporre che il sig. Lodi sia affetto da qualche malattia da quarta pagina, e che dovea soffrire un prurito insolito, quando scrisse quelle stupende sciocchezze su Mario Rapisardi.

Ma il geniale poeta di Catania non è toccato da tanta miseria; egli risponde col motto sdegnoso d’Orazio: odi profanum vulgus. Egli, dalle floride pendici dell’Etna, sotto l’eterno bacio del sole siciliano, solo coi suoi fantasmi e le sue visioni, in grembo alla vergine natura, innamorato del sorriso della musa che gli largisce baci e carezze, ci fa sentire quelle canzoni armoniose, d’onde sale un profumo dolcissimo e soave, un profumo di fior d’arancio e d’albicocco, un profumo voluttuoso, inebriante, che egli va raccogliendo da quella bella ricca famiglia di fiori