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«Questa è l’importanza formale della sua opera poetica.

«La convenzione nella lirica nostra dura anche oggi, e come dura!

«Non ricorderò nè l’Aleardi, nè il Prati, che pur vale tanto più del primo, ma rileggetevi qualche strofa del Cavallotti, e vedrete come rimanga ancora l’uso di certe forme, di certi parlari etc...

«E provatevi a leggere quelle bruttissime e sciocchissime cose, che sono le Ricordanze del signor Rapisardi, provatevi e vedrete quale oscena orgia di luoghi comuni, di frasi a stampo, d’imparaticci antiquati?

«Nel Guerrini l’uso, l’abuso anzi di questi modi determinati, fissi non v’è mai, o quasi mai, la sua lingua è facile, per tutti, non si vieta nulla.

«Nella prefazione alle Anticaglie sono riportati e lodati alcuni versi dell’Aspasia del Leopardi. Ebbene, a costo di parere eresiarca, stamperò che la forma di quei versi mi pare terribilmente convenzionale. Non lo credete?

«Eccovene quà (sic) alcuni.