67 Il Veglio il mazzafrusto adoperava,
E non ischiaccia l’ossa, anzi le ’nfragne.
Orlando Durlindana al fin pigliava:
Tanto ch’ognun, che l’aspetta, ne piagne:
L’un sopra l’altro morto giù balzava;
Beato a chi mostrava le calcagne;
Chè tutti gli affettavan come rape,
Tal che più morti in sala non ne cape.
68 Lo ’mperador sentì come va il giuoco:
Subito venne bene accompagnato:
Rinaldo ritornato s’era al fuoco,
Orlando sta alla porta giù appoggiato;
E perch’egli era pur ferito un poco
Rinaldo, tutto pareva turbato,
Chè non sono usi esser lor tocco il naso,
E minacciava e sbuffava del caso.
69 Ecco il signor con molta sua famiglia:
Orlando non si muove dalla porta;
Subitamente un de’ pagan bisbiglia:
Vedi colui che la tua gente ha morta.
Orlando al Saracin volge le ciglia,
Con una guatatura strana e torta,
Tal che lo ’mperador n’ebbe paura,
Chè gli pareva un uom sopra natura.
70 E rimutossi di sua opinione,
Ch’Orlando molto negli occhi era fiero;
Tanto che alcun autore dice e pone,
Ch’egli era un poco guercio, a dire il vero:
E salutollo, e dissegli: Barone,
Qual fantasia t’ha mosso, o qual pensiero,
Venire a far la mia gente morire,
E non voler chi governa ubbidire?
71 Se tu se’, come hai detto, Persiano,
Tu dèi venire a far qua tradimento;
O veramente se’ qualche Cristiano,
E forse qualche cosa già ne sento:
Tu potevi venir con oro in mano
A ubbidire, e restavo contento:
Se tu venissi qua per farci inganno,
Fa’ che tu pensi alfin che fia tuo il danno.