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96 il morgante maggiore.

67 Il Veglio il mazzafrusto adoperava,
     E non ischiaccia l’ossa, anzi le ’nfragne.
     Orlando Durlindana al fin pigliava:
     Tanto ch’ognun, che l’aspetta, ne piagne:
     L’un sopra l’altro morto giù balzava;
     Beato a chi mostrava le calcagne;
     Chè tutti gli affettavan come rape,
     Tal che più morti in sala non ne cape.

68 Lo ’mperador sentì come va il giuoco:
     Subito venne bene accompagnato:
     Rinaldo ritornato s’era al fuoco,
     Orlando sta alla porta giù appoggiato;
     E perch’egli era pur ferito un poco
     Rinaldo, tutto pareva turbato,
     Chè non sono usi esser lor tocco il naso,
     E minacciava e sbuffava del caso.

69 Ecco il signor con molta sua famiglia:
     Orlando non si muove dalla porta;
     Subitamente un de’ pagan bisbiglia:
     Vedi colui che la tua gente ha morta.
     Orlando al Saracin volge le ciglia,
     Con una guatatura strana e torta,
     Tal che lo ’mperador n’ebbe paura,
     Chè gli pareva un uom sopra natura.

70 E rimutossi di sua opinione,
     Ch’Orlando molto negli occhi era fiero;
     Tanto che alcun autore dice e pone,
     Ch’egli era un poco guercio, a dire il vero:
     E salutollo, e dissegli: Barone,
     Qual fantasia t’ha mosso, o qual pensiero,
     Venire a far la mia gente morire,
     E non voler chi governa ubbidire?

71 Se tu se’, come hai detto, Persiano,
     Tu dèi venire a far qua tradimento;
     O veramente se’ qualche Cristiano,
     E forse qualche cosa già ne sento:
     Tu potevi venir con oro in mano
     A ubbidire, e restavo contento:
     Se tu venissi qua per farci inganno,
     Fa’ che tu pensi alfin che fia tuo il danno.