32 E ’l mar pur gonfia, e coll’onde rinnalza,
E spesso l’una coll’altra s’intoppa,
Tanto che l’acqua in coverta su balza,
Ed or saltava da prora or da poppa:
La nave è vecchia, e pur l’onda la scalza,
Tal che comincia a uscirne la stoppa;
Le grida e ’l mare ogni cosa rimbomba:
Morgante aggotta,2 ed ha tolta la tromba.
33 I marinai chi qua chi là si scaglia,
Però che tempo non è da star fermo;
Mentre che ’l legno in tal modo travaglia,
E cristian forte chiamavan sant’Ermo,3
Pregando tutti che ’l priego lor vaglia,
Che debba alla tempesta essere schermo;
Ma nè santo nè diavol non accenna,
E in questo l’arbor si fiacca e l’antenna.
34 Gridò Scirocco: Aiutaci, Macone:
Ed albera l’antenna di rispetto,4
Ed a mezza asta una cocchina5 pone,
E per antenna è l’alber del trinchetto:6
Intanto un colpo ne porta il timone,
E quel ch’osserva percuote nel petto;
Tanto ch’egli ha la nave abbandonata,
E portal morto via la mareggiata.
35 Non si può più la cocchina tenere,
Ch’un altro gruppo ogni cosa fracassa,
E la mezzana7 ne porta giù a bere,
Bench’ella fussi temperata bassa:
Subito misson per poppa due spere,8
E ’l mar pur sempre disopra su passa,
E non s’osserva del nocchier più il fischio,
Come avvien sempre in un estremo rischio.
36 Era cosa crudel vedere il mare:
Alzava spesso, ch’un monte parea
Che si volessi a’ nugoli agguagliare:
La nave ritta levar si vedea,
E poi sott’acqua la prora ficcare;
Talvolta un’onda sì forte scotea,
Che sgretolar si sentia la carena;
E cigola e sospira per la pena.